L’omelia di mons. Gänswein nella Messa del 31 dicembre

31 dicembre 2023
(photo Vatican News)

Proponiamo di seguito l’omelia tenuta da Mons. Georg Gänswein, prefetto emerito della Casa Pontificia e già segretario particolare di Benedetto XVI, in occasione della Celebrazione Eucaristica nel primo anniversario della morte di Benedetto XVI, che ha presieduto all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro la mattina del 31 dicembre 2023.

 

 

Festa della Santa Famiglia

Primo anniversario della morte di Benedetto XVI

 

31 dicembre 2023, Basilica Papale di San Pietro

 

Cari fratelli e sorelle,

“Natale, il giorno più bello dell’anno!” Così disse Benedetto XVI, pieno di stupore, un anno fa, nel suo ultimo Natale su questa terra, celebrato in uno spirito di profonda fede, di intima gioia e di fiduciosa preghiera. Oggi, Festa della Santa Famiglia, ricorre il primo anniversario del suo ritorno nella casa del Padre, dove – come speriamo e preghiamo – possa contemplare per sempre il grande mistero del Natale.

L’eco del Natale si espande nella liturgia di tutta l’Ottava, tempo di gioia e di luce. In questa circostanza particolare vorrei riflettere, a partire da alcune parole di Benedetto XVI, su come la preghiera faccia parte della vita della Santa Famiglia: una dimensione che ha fortemente caratterizzato la vita quotidiana del Papa defunto e può aiutarci a comprendere il mistero della Chiesa che è la grande famiglia di Dio.

Partiamo dal Vangelo di questa Festa, che ci racconta l’episodio della presentazione di Gesù al tempio. L’evangelista Luca narra che Maria e Giuseppe, “quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme, per presentarlo al Signore” (2,22). Come ogni famiglia ebrea osservante della legge, i genitori di Gesù si recano al tempio per consacrare a Dio il primogenito e offrire il sacrificio. Si mettono in cammino verso Gerusalemme con Gesù, che ha appena quaranta giorni, per presentarlo al Signore. In questo pellegrinaggio della fede e nella presentazione di Gesù al tempio Benedetto XVI vede un’espressione della loro preghiera al Signore, che già vedono e contemplano nel figlio Gesù.

In una bella Catechesi, tenuta il 28 dicembre 2011, Benedetto XVI descrive lo sguardo contemplativo di Maria con queste parole: “Lo sguardo del suo cuore si concentra su di Lui già al momento dell’Annunciazione, quando Lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi ne avverte a poco a poco la presenza, fino al giorno della nascita, quando i suoi occhi possono fissare con tenerezza materna il volto del figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. I ricordi di Gesù, fissati nella sua mente e nel suo cuore, hanno segnato ogni istante dell’esistenza di Maria. Ella vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola. San Luca dice: ‘Da parte sua [Maria] custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore’ (Lc 2, 19), e così descrive l’atteggiamento di Maria davanti al mistero dell’Incarnazione, atteggiamento che si prolungherà in tutta la sua esistenza: custodire le cose meditandole nel cuore.”

In tal modo l’evangelista ci fa conoscere il cuore contemplativo della Madre di Dio, “modello di ogni credente che conserva e confronta le parole e le azioni di Gesù, un confronto che è sempre un progredire nella conoscenza di Gesù”; un entrare nell’amicizia con Lui, che diventa, per così dire, “contagiosa”. Vivere in profonda comunione con Gesù, come Maria, per poter contagiare il cuore dei fratelli e delle sorelle: questa è una dimensione fondamentale di una Chiesa attraente e missionaria.

Negli anni dopo le sue dimissioni dal ministero petrino, Benedetto XVI si è dedicato soprattutto a questa dimensione della vita di fede. Ricordiamo le sue parole pronunciate durante l’Angelus del 24 febbraio 2013: “ll Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora.” La preghiera di Benedetto XVI, soprattutto negli ultimi anni di vita, si distingueva per una crescente intensità e interiorità. Ciò si rifletteva anche nel suo atteggiamento e nel suo volto: diventava sempre più contemplazione dell’unico Signore che, nella forza dello Spirito Santo, continua a guidare la sua Chiesa.

Nella suddetta Catechesi, Papa Benedetto afferma poi che il primo a fare l’esperienza della forza contagiosa della preghiera di Maria è stato san Giuseppe: “Il suo amore umile e sincero per la sua promessa sposa e la decisione di unire la sua vita a quella di Maria ha attirato e introdotto anche lui, che già era un ‘uomo giusto’ (Mt 1,19), in una singolare intimità con Dio... Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe: la sua è una presenza silenziosa, ma fedele, costante, operosa.”

Anche Giuseppe, quindi, è un modello per i genitori e tutti noi: “ha educato Gesù alla preghiera, insieme con Maria. Lui, in particolare, lo avrà portato con sé alla sinagoga, nei riti del sabato, come pure a Gerusalemme, per le grandi feste del popolo d’Israele. Giuseppe, secondo la tradizione ebraica, avrà guidato la preghiera domestica sia nella quotidianità, sia nelle principali ricorrenze religiose. Così, nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio di Giuseppe, Gesù ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia.”

La Santa Famiglia è icona di ogni famiglia, chiamata a formare una Chiesa domestica, in cui, intorno alla presenza di Gesù, si vive la relazione filiale con Dio Padre, che trasforma anche le relazioni umane tra le persone. Benedetto XVI portava non solo il nome di Giuseppe, ma cercava anche di imitare il suo Patrono, soprattutto con il suo profondo amore a Gesù e a Maria e con la sua fedeltà a una vita quotidiana ritmata da preghiera e lavoro. Il cuore di ogni giornata era per lui l’Eucaristia, fonte di luce, di forza e di consolazione. Coltivava pure fedelmente la liturgia delle ore e il rosario, preghiere che conferivano alla giornata la sua struttura. La relazione intima con il Signore si rifletteva poi nei rapporti con le persone attorno a lui; rapporti che si distinguevano per una grande cordialità, umiltà e semplicità, e anche nel suo lavoro teologico e pastorale, sempre orientato al primato di Dio e all’edificazione della Chiesa.

Torniamo ancora una volta alla Santa Famiglia, in cui possiamo ammirare il mistero della Chiesa nascente, mistero di comunione col Signore e fra di noi. Benedetto XVI afferma: “‘Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi’ (1 Gv 1,2). Quindi, questa duplice comunione con Dio e tra di noi è inseparabile. Dove si distrugge la comunione con Dio ..., si distrugge anche la radice e la sorgente della comunione fra di noi. E dove non viene vissuta la comunione fra di noi, anche la comunione col Dio Trinitario non è viva e vera.”

Benedetto XVI continua: “Nell’Eucaristia Gesù ci nutre, ci unisce con Sé, con il Padre, con lo Spirito Santo e tra di noi, e questa rete di unità che abbraccia il mondo è un’anticipazione del mondo futuro in questo nostro tempo.” Nell’Eucaristia il Signore continua a edificare la Chiesa, attirandoci a Sé e unendoci tra di noi per costituire la sua grande famiglia.

Questa comunione nella famiglia della Chiesa, afferma ancora Papa Benedetto, “è veramente la buona novella, il rimedio donatoci dal Signore contro la solitudine che oggi minaccia tutti, il dono prezioso che ci fa sentire accolti e amati in Dio ...; è la luce che fa risplendere la Chiesa come segno innalzato fra i popoli. La Chiesa si rivela così, nonostante tutte le fragilità umane che appartengono alla sua fisionomia storica, una meravigliosa creazione d’amore, fatta per rendere Cristo vicino ad ogni uomo e ad ogni donna che voglia veramente incontrarlo, fino alla fine dei tempi. E nella Chiesa il Signore rimane sempre contemporaneo con noi.”

Cari fratelli e sorelle, nell’Eucaristia il mistero del Natale rimane presente, nell’Eucaristia la Chiesa viene edificata come famiglia di Dio, nell’Eucaristia siamo uniti con tutti i fedeli, inclusi i santi e i nostri cari defunti. Nell’Eucaristia restiamo uniti anche con Benedetto XVI, sinceramente grati a Dio per il dono della sua vita, la ricchezza del suo magistero, la profondità della sua teologia e l’esempio luminoso di questo “semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”. Amen.