Ratzinger “figlio del Concilio”

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(14/12/16) Viene presentato oggi, alle ore 17, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana di Roma il volume L’insegnamento del Concilio Vaticano II (tomo 1 del volume 7 dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Libreria Editrice Vaticana 2016). Offriamo ai nostri lettori un intervento del professor Pierluca Azzaro, traduttore e curatore dell’edizione italiana dell’Opera Omnia.

 

Il volume 7 dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger raccoglie i testi da lui dedicati al Concilio Vaticano II suddividendoli in due parti. La prima, corrispondente al primo tomo del volume, raccoglie quanto scritto da Joseph Ratzinger fra l’annuncio del Concilio, il 25 gennaio 1959, e i primi anni successivi alla sua chiusura, il 7 dicembre 1965, passando per tutto quanto da lui prodotto durante il Concilio: sia come perito conciliare e membro di diverse commissioni, sia come consigliere del cardinale Joseph Frings che egli, ancora da Papa, definirà come “un padre”.

Proprio sulla base della profonda amicizia e della consuetudine sviluppatasi tra il giovane teologo e l’anziano arcivescovo di Colonia, l’ultima parte del primo tomo del volume 7 raccoglie tutti gli scritti di Joseph Ratzinger in onore del cardinale Frings. Il secondo tomo è invece dedicato alla ricezione e all’ermeneutica del Concilio sino alla vigilia della elezione di Ratzinger al Soglio di Pietro.
Al contrario di quello che, ad un primo sguardo, potrebbe far immaginare la suddivisione in due tomi, il volume 7/1 rappresenta un’opera in sé conchiusa: qui, infatti, è come se il giovane Ratzinger invitasse il lettore a rivivere e ripercorrere insieme a lui tutta intera la sua straordinaria avventura al Concilio: dal momento della preparazione della valigia, all’arrivo a Roma, dalla grande celebrazione di apertura a quella di chiusura. Con il volume 7/1 degli Insegnamenti del Concilio Vaticano II è come se il giovane perito conciliare ci facesse entrare insieme a lui nell’Aula conciliare, per percepire insieme a lui le sue attese e le speranze – ma anche le “segrete preoccupazioni” – che insieme a lui pervadono anche i Padri e che fanno le differenti “atmosfere” al Concilio nelle sue diverse fasi.
È già allora, un linguaggio immediatamente accessibile, pieno di immagine ed episodi, avvincente e profondo a un tempo quello con cui Ratzinger non solo descrive protagonisti e temi dell’avvenimento di grande portata storica del quale è testimone ma del quale, insieme, fa concretamente anche la storia. Emerge così una fondamentale caratteristica del volume e, al contempo, della persona e del teologo che egli mai smarrirà nel corso di tutto il suo cammino intellettuale e umano: sin dal primo inizio, il linguaggio di Joseph Ratzinger non è linguaggio di scuola, perché non sono le dispute scolastiche a interessarlo e non è agli studiosi che egli in primo luogo si rivolge. Il suo è, sin dall’inizio, un linguaggio “vivo” per così dire, per tutti, e questo proprio perché “è l’uomo di oggi nella realtà del suo mondo, così come esso è” il suo costante punto di riferimento, perché è proporre in positivo la fede quello che al fondo sta sempre al centro dei suoi pensieri: meditare ed esprimere il Vangelo di Cristo in un modo comprensibile all’uomo di oggi, per fargli di nuovo comprendere Cristo nella sua attualità: questo è, per lui, l’aggiornamento. Ratzinger si rivela così un “figlio del Concilio” già a partire dal suo linguaggio.
Emerge così quello che, al di là delle singole questioni, il giovane Ratzinger ben presto identifica come l’autentico centro del contendere, la vera battaglia per la quale si spende; e che poi, a un tempo, è come la bussola per leggere tutte le singole questioni teologiche che egli tratta nelle varie fasi del Concilio, i documenti conciliari che egli contribuisce a stendere in quegli anni, dunque il filo rosso che attraversa l’intero volume: bisogna continuare a contrapporsi al nuovo che ovunque si desta – col rischio, tuttavia, insieme alla zizzania, di sradicare anche il grano – oppure tentare “di uscire dalla difensiva e di divenire cristianamente offesivi, di pensare e agire in positivo?” Bisogna mantenere la linea della chiusura, della condanna, “della difesa che giunge quasi al timoroso rifiuto”, oppure “la Chiesa, dopo avere operato la necessaria demarcazione, vuole aprire una pagina nuova, entrando in un dialogo positivo con le sue origini, con i suoi fratelli, con il mondo di oggi”? chiederà ai suoi studenti nel gennaio del 1963.
Tanti anni dopo – e qui siamo giunti alla soglia del secondo tomo del volume 7– a quei teologi “progressisti” che lo accuseranno di “pentitismo”, Ratzinger risponderà sempre allo stesso modo: “Non sono cambiato io, sono cambiati loro”.
Con il presente volume viene offerto al lettore, oltre che una straordinaria panoramica dell’avvenimento del Concilio e uno strumento indispensabile per comprenderne significato e importanza, la chiave per giudicare la coerenza intellettuale di uno dei più grandi teologi del ventesimo secolo.