(21/11/24) “La mia convinzione più intima è che conoscere Joseph Ratzinger vuol dire avere in mano un tesoro!”. Lo ha dichiarato l’arcivescovo Georg Gänswein, nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia, già segretario particolare di Benedetto XVI, in occasione della presentazione del volume XIII dell’edizione italiana dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI: “In dialogo con il proprio tempo”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, che raccoglie in tre tomi i libri-intervista e le interviste di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, che si è svolta nell’Aula Pia dell’Università Lumsa di Roma nel pomeriggio di oggi.
Ricordando il motto episcopale del cardinale Ratzinger, “Cooperatores Veritatis”, monsignor Gänswein ha affermato che “la Verità è ciò che Joseph Ratzinger ha cercato in tutta la sua vita, l’ha trovata e l’ha annunciata in ogni modo possibile. Questo non ha portato soltanto amici, o persone che erano d’accordo con lui, perché la Verità non trova sempre l’applauso della maggioranza, o del mondo. Però questa è la forza che Joseph Ratzinger ha dimostrato dal primo giorno della sua vita, da giovanissimo professore, fino all’ultimo giorno, in tutti gli ambiti sia accademici, sia ecclesiastici, sia anche politici. Joseph Ratzinger ha detto ciò che doveva dire, per dovere, senza paura”.
In secondo luogo, Ratzinger ha avuto secondo monsignor Gänswein “la dote di dire le cose complicate in modo semplice e comprensibile. Ciò che ha detto l’ha creduto, l’ha capito ed è riuscito a farlo capire agli altri. E questo non per trovare applausi, ma per dovere intellettuale, per dovere accademico e come uomo di fede”.
Una terza dote di Ratzinger evidenziata dal presule è stata quella di “comunicare in modo semplice e perciò anche convincente. La sincerità intellettuale era per lui anche una forma per comunicare la Verità”. In ultimo, “per lui era importante far capire che fede e ragione non sono elementi contrastanti: una fede che non ha argomenti razionali non sopravvive e una ragione che esclude la fede muore”.
Riferendosi alla pubblicazione di questo nuovo volume, Gänswein ha notato che “un tesoro che non viene scoperto rimane nascosto. Un tesoro come tale è qualcosa che è importante perché ha un valore per tutti quelli che possono vederlo. La mia convinzione più intima è che conoscere Joseph Ratzinger vuol dire avere in mano un tesoro! Si scoprirà la modernità del teologo, modernità non nel senso che ha inventato una nuova fede, ma che ha detto in modo comprensibile ciò che la Chiesa comunica – lui era un uomo della Chiesa, cresciuto nella fede e che dal fondamento della fede ha scritto e predicato –. Non ha voluto mai fondare una scuola teologica, ma ha voluto offrire alla Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa il suo contributo in campo teologico. Non voleva farsi un nome, ma contribuire al buon nome della Chiesa e della fede”.
Sul piano personale, monsignor Gänswein ha ricordato di Papa Benedetto: “Io non ho conosciuto un uomo più umile di lui, con un’intelligenza ‘che taglia i capelli’ e con una fede di una incredibile profondità. Fede, umiltà e intelligenza è un trinomio da scoprire, e chi legge troverà questo: il tesoro va trovato, va scoperto e va letto!”.
L’arcivescovo ha poi richiamato la volontà e l’impegno del cardinale Ratzinger e di Papa Benedetto nel “difendere la fede dei semplici contro l’arroganza intellettuale”. Questo perché “la fede della Chiesa è quello che conta” e “la teologia deve annunciare, spiegare, non complicare”. “Un intellettuale come Ratzinger ha cercato di difendere la fede dei semplici fedeli, che vuol dire difendere la Chiesa e anche la fede trasmessa dagli Apostoli e dai successori degli Apostoli”.
Monsignor Gänswein ha osservato che Ratzinger “ha voluto aprire il cuore e gli occhi per Dio, non ha mai messo se stesso al centro, e questo è stato anche il programma del suo pontificato”. Ha ricordato un passaggio dell’omelia di Benedetto XVI per l’inizio del pontificato, il 24 aprile 2005: “Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”. “La navigazione deve essere verso Dio e questa è stata la meta del suo motto ‘Cooperatores Veritatis’ ” ha rilevato l’arcivescovo, che ha poi concluso: “In lui si manifestavano delle doti che erano un insieme di umiltà, di intelligenza, di forza della fede, ma anzitutto di gioia e di bellezza della fede. Questo deve dare e darà testimonianza alla Verità!”.
L’incontro odierno – moderato dal prof. Pierluca Azzaro, traduttore e curatore dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI in italiano e al quale è intervenuto Gian Guido Vecchi, vaticanista de Il Corriere della Sera – è stato introdotto dai saluti del prof. Francesco Bonini, rettore dell’Università LUMSA, che ha ricordato come il cardinale Ratzinger fosse un laureato “honoris causa” dell’Ateneo, e come “dal tesoro della sua personalità sia possibile estrarre cose nuove e cose antiche, che possono dare un propellente per vivere nella maniera più vitale possibile questo momento storico così complicato, ma anche così ricco di potenzialità”; di Lorenzo Fazzini, responsabile editoriale della LEV, che ha elogiato la “freschezza e la chiarezza di pensiero” che emergono dalla lettura delle interviste; di padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, secondo cui questo volume permetterà di allargare il pubblico ratzingeriano.
“Ratzinger era un grande comunicatore?”, ha chiesto padre Lombardi. “Era diverso, diverso da Giovanni Paolo II o da Francesco, lo sappiamo tutti, ma era un grande comunicatore e questo volume ce lo dimostra in modo particolare. Questa comunicazione di contenuti profondi, ordinati, riflettuti, presentati per gli altri perché possano capire cose importanti per la loro vita e per la vita del mondo e della Chiesa è un grande servizio di comunicazione che difficilmente trova degli eguali nel suo genere”. In secondo luogo, “vi è una scelta specifica e consapevole, da parte di Ratzinger, di comunicare anche così, con lo strumento dell’intervista, del dialogo con dei giornalisti – lui che ha scritto molti libri, fatto numerose conferenze, pubblicato articoli scientifici, collaborato a documenti magisteriali, Commissioni e così via – così allargando il campo degli ascoltatori e dei lettori”.
Anche le interviste, secondo padre Lombardi, “erano un modo attraverso cui Benedetto si faceva ‘cooperatore della Verità’, verità non solo concettuale, ma verità della vita, ricerca della verità sulla situazione della Chiesa nella storia, sui grandi problemi dell’umanità di fronte a cui ci troviamo, e questo non da solo, ma collaborando con altri, in dialogo coi quali lui lavorava e serviva questa Verità”.
Alla presentazione hanno preso parte, tra gli altri, i cardinali Lorenzo Baldisseri e Gerhard Ludwig Müller, curatore dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger, Christian Schaller, direttore dell’Istituto Papst Benedikt XVI di Ratisbona, diversi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, don Giuseppe Costa, sotto la cui direzione della LEV è iniziata la pubblicazione dell’Opera Omnia ratzingeriana e che grande impulso ha dato alla pubblicazione del magistero di Benedetto XVI e alla conoscenza del suo pensiero a livello internazionale.
Luca Caruso