(29/1/24) Proponiamo di seguito l’omelia tenuta da p. Hermann Geissler, fso, lo scorso sabato 27 gennaio, nelle Grotte Vaticane, nella Messa mensile nella memoria di Benedetto XVI.

 

Santa Messa in memoria di Benedetto XVI

27 gennaio 2024

 

Omelia di p. Hermann Geissler, fso

 

Cari fratelli e sorelle,

 

Vorrei invitare tutti ... ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio ... Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi ... Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano... Siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere!” Queste parole provengono dal cuore del nostro amato Benedetto XVI. Furono pronunciate il 27 febbraio 2013 durante la sua ultima Udienza generale.

 

Nella sua lunga vita Papa Ratzinger si è sempre impegnato a rinfrescare la fede nel popolo di Dio. Da Teologo cercò di liberare la fede da certe incrostazioni per far brillare nuovamente il suo nucleo essenziale. Mi ricordo bene come la sua Introduzione al cristianesimo mi aiutava a comprendere il senso, la sinfonia e la ragionevolezza della fede. Da Vescovo il suo primo obiettivo era quello di annunciare la fede in tutta la sua grandezza e bellezza. Da Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede era confrontato con il fatto che in tante parti del mondo “la fede soffre”, come spesso diceva, e cercò di promuovere, di motivare e di difendere la sana dottrina. Da Papa si impegnò con decisione per mettere la fiaccola della fede in Dio al centro di ogni attività. Scrisse: “Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce proveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre di più” (Lettera, 10 marzo 2009).

 

Le letture di questo giorno ci invitano a evidenziare, con Benedetto XVI, due atteggiamenti concreti della fede. La prima lettura ci ricorda l’esempio del re Davide che, prendendo coscienza della sua colpa, si pente e confessa umilmente davanti al profeta Natan: “Ho peccato contro il Signore!” La disponibilità alla conversione è fondamentale per il nostro cammino di fede. Siamo chiamati a “un combattimento senza sosta”, disse Benedetto XVI il mercoledì delle ceneri del 2006 e continuava dicendo: “Lottare contro il male, contro ogni forma di egoismo e di odio, e morire a se stessi per vivere in Dio è l’itinerario ascetico che ogni discepolo di Gesù è chiamato a percorrere con umiltà e pazienza, con generosità e perseveranza... Sulle sue orme e uniti a Lui, dobbiamo tutti impegnarci nell’opporci al male con il bene, alla menzogna con la verità, all’odio con l’amore. Nell’Enciclica Deus caritas est ho voluto presentare questo amore come il segreto della nostra conversione personale ed ecclesiale.”

 

Il vangelo ci parla dei discepoli nella barca sul lago di Galilea. Viene una grande tempesta e le onde si rovesciano nella barca, ma Gesù dorme. Allora lo svegliano con angoscia. Egli dice al mare di tacere, e il vento cessa e arriva una grande bonaccia. Poi Gesù si rivolge ai discepoli domandando: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” Spesso Benedetto XVI citava questo passo del vangelo per invitare i fedeli a una grande fiducia nel Signore che continua a guidare la barca della Chiesa attraverso il mare della storia. Nella sua ultima catechesi ricordava gli anni del suo pontificato e disse: “mi sono sentito come san Pietro con gli apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è Sua.” La Chiesa non è nostra, ma è Sua. La Chiesa viene condotta da Gesù, certamente anche attraverso i suoi rappresentanti, ma il capo è Lui. Questa fiducia può riempiere i nostri cuori di serenità e di pace.

 

Conversione e fiducia sono due atteggiamenti fondamentali di un cuore plasmato dalla fede. Celebriamo una Messa votiva della Madre di Dio. Vorrei quindi concludere con un cenna a Maria, molto venerata da Papa Benedetto. In una bellissima omelia, pronunciata nel dicembre 2004 a Mariazell in Austria, sottolineava la fede, con cui Maria disse il suo “sì” all’angelo Gabriele. Spinta da questa fede, si mise in viaggio verso la montagna per visitare la sua parente Elisabetta e per condividere con lei la sua gioia. Spiegava che questo viaggio di Maria era un’immagine del pellegrinaggio della Chiesa che porta Gesù nel suo grembo, lo porta sulle montagne del mondo verso i cuori aperti, comunicando a loro la vera gioia: la gioia che Dio è vicino, è l’Emanuele, il Dio con noi. “La Chiesa”, così continuava, “non annuncia il vangelo per essere potente o per avere influsso sugli uomini, lo annuncia perché la gioia deve essere comunicata ... l’amore donatoci deve essere condiviso. L’intima essenza del cristianesimo è gioia. La parola iniziale del Nuovo Testamento, il saluto dell’angelo a Maria (‘Χαιρε Mαρια’), significa letteralmente tradotta: ‘Rallegrati Maria’. L’entrata di Dio in questo mondo come gioia: ecco il vero inizio della storia cristiana.

 

Cari amici, ringraziamo il Signore per la fede umile, fiduciosa e gioiosa, vissuta e testimoniata da Papa Benedetto XVI, e preghiamo perché questa fede possa plasmare i nostri cuori, questa fede bella e contagiosa che può toccare e trasformare anche gli uomini e le donne del nostro tempo. Amen.