CONCRETIZZARE “L’ECOLOGIA DELL’UOMO”

foto Gänswein

di Pierluca Azzaro

Città del Vaticano, 13 gennaio 2016 – Speranza e compito: i discorsi di Benedetto XVI sulla politica. È questo il tema che ha visto riunirsi a Berlino, il 25 e 26 novembre scorsi, studiosi di chiara fama invitati dalla “Joseph Ratzinger – Benedikt XVI. Stiftung” a riflettere sugli aspetti teologici, filosofici e antropologici dei grandi discorsi che Benedetto XVI ha dedicato alla politica e, ancora prima, alle sue fondamenta etiche. Da questa prospettiva, è apparsa subito una scelta felice quella per cui il grande Simposio il 25 pomeriggio si aprisse al “Bundestag”; e che, a quattro anni dalla storica visita di Papa Benedetto XVI al Parlamento tedesco, a tenere la relazione principale fosse ora S.E. Mons. Georg Gänswein, suo segretario particolare e per tanti anni docente di Diritto canonico a Roma: “La fede rende possibile la buona politica, ma la Chiesa non può e non deve esercitarla”. Così l’attuale Prefetto della Casa Pontificia in uno dei passaggi centrali del suo discorso, dal titolo: Speranza e responsabilità. I grandi temi politico-sociali di fondo di Papa Benedetto XVI. Tenuta di fronte a oltre cinquecento partecipanti (tra i quali più di 50 parlamentari dei diversi gruppi) la conferenza, alla presenza tra gli altri del nunzio apostolico a Berlino, S.E. Mons. Nikola Eterovic, è stata preceduta dai saluti del Presidente vicario della Camera Alta, Johannes Singhammer, e del Presidente del gruppo parlamentare democratico-cristiano, Volker Kauder. Gänswein, dunque, sulle orme del magistrale “Discorso di Ratisbona” di Papa Benedetto, mette in guardia dal rischio della ierocrazia o, rispettivamente, dalla tentazione di imporre la fede con la forza, fisica o morale che sia. E tuttavia, ricordando quanto l’attuale Papa emerito dopo Ratisbona sottolineò alla Westminster Hall di Londra, egli non rinuncia ad affermare che è proprio la fede, in armonia con la ragione, a rendere possibile la politica buona, la politica giusta: perché la comprensione dell’uomo come essere creato a immagine di un Creator spiritus buono implica il fatto che la vita dell’uomo inteso come persona sia sacra, posta sotto la speciale protezione di Dio; implica dunque il fatto che l’uomo, rispetto alle leggi umane, sia titolare di un diritto inalienabile posto da Dio stesso e che nessuna legge umana può violare; implica infine il fatto che in tal modo è fissata l’obbedienza dell’uomo a Dio quale limite dell’obbedienza allo Stato. Da questa prospettiva, si è chiesto l’arcivescovo Gänswein, quale è oggi il compito dei cristiani in politica, dei cristiani impegnati a realizzare il giusto ordine della società e dello Stato? Essi sanno bene che la Chiesa non può e non deve esprimersi sulle soluzioni concrete che la politica propone nel realizzare la giustizia. E tuttavia, proprio dal fatto che l’origine della politica si trovi nella giustizia consegue con altrettanta chiarezza che questa origine sia di natura pre-politica, etica, dunque di una natura che la politica ipso facto non può darsi e fissare da sé, sia pure con i metodi più democratici possibili. Perché se tentasse di farlo correrebbe il serio pericolo di mutare di continuo, a seconda delle convenienze e delle maggioranze del momento, la definizione di ciò che è giusto e di ci ciò che non lo è, di ciò è che è morale e di ciò che non lo è, di ciò che è bene e di ciò che è male; correrebbe insomma il pericolo di ridefinire, in ultimo, a seconda della ideologia dominante, quello che determina la stessa natura dell’uomo. Non fu proprio questa, in fondo, si chiede Georg Gänswein, proprio la pretesa perversa dei grandi totalitarismi del Novecento che, in tal senso, calpestavano quella distinzione essenziale, di origine cristiana, tra potere spirituale e potere temporale? Così il cristiano in politica è colui che, similmente a Salomone – secondo l’indimenticabile immagine del politico giusto offerta da Papa Benedetto al “Bundestag” – chiede a Dio non ricchezza e potere, ma il dono del “cuore docile”, del cuore aperto all’ascolto della voce di Dio, dunque il dono di saper guardare gli uomini con quello stesso sguardo amorevole con il quale il Dio buono guarda alle sue creature: quelle creature che ha tanto amato da divenire egli stesso uomo e morire per la loro salvezza. Forte di questo sguardo, che è il contrario di quel pragmatismo che sfocia nel cinismo, il politico saprà agire con giustizia e per il bene di tutti, credenti e non credenti. Il merito della relazione di Georg Gänswein è stato, tra gli altri, quello di essere riuscita a soffermarsi su tutti quei differenti aspetti presenti nella “Teologia della politica” di Joseph Ratzinger che, il giorno successivo, nello specifico, avrebbero approfondito gli altri relatori: ovvero Berthold Wald, ordinario di filosofia sistematica a Paderborn (Cristianesimo, ragione secolare e interculturalità. Quello che unifica il mondo);  Rocio Daga-Portillo, esperta di Islam e docente all’Università di Monaco di Baviera (Storia e comprensione del diritto nell’Islam: categorie di pensiero nell’Islam classico e la svolta della modernità); il rev. Martin Rohnheimer, ordinario di etica e filosofia della politica a Vienna e presso la “Santa Croce” di Roma (Diritto e politica: la riflessione di Benedetto XVI sul concetto di democrazia e di positivismo giuridico); Nadja El Beheiri, ordinario di Diritto romano alla Università cattolica di Budapest (Le tradizioni giuridiche dell’Europa e il diritto naturale); Hanna Barbara Gerl-Falkovitz, filosofa della politica e oggi docente all’Istituto Superiore di Teologia e Filosofia presso l’Abbazia di Heiligenkreuz (Con natura e ragione: questioni fondamentali poste alla teoria gender); e infine Harald Seubert, professore di Scienze religiose all’Istituto superiore di teologia di Basilea (Il concetto di “ecologia dell’uomo” delineato da Benedetto XVI). È inevitabile il rischio di sminuire, con un breve resoconto, il significato e l’importanza delle relazioni che si sono susseguite nell’intensissima giornata del 26 novembre. Tanto più preziosa si rivela, da questa prospettiva, l’assicurazione data alla fine del Simposio dal Presidente della “Ratzinger Stiftung” e del “Ratzinger Schülerkreis”, p. Stephan Horn, per cui gli Atti – come subito chiesto dal numeroso pubblico presente – saranno pubblicati a breve. L’attenzione costante dell’uditorio rispecchiava non solo l’alta qualità dei singoli contributi, ma anche l’insieme armonico nel quale essi si compenetravano, tanto da far emergere con evidenza alcuni motivi di fondo: alla malattia di una fede non corretta dalla ragione e che spesso sfocia nell’abuso della religione fino all’apoteosi dell’odio corrisponde, non meno pericolosa e terribile, quella di una ragione chiusa alla fede, di un cuore chiuso alla voce di Dio; dunque la malattia di una coscienza deformata che produce un concetto di diritto umano scisso artificialmente e con violenza dall’idea di Dio. È proprio questo tipo di “coscienza” a condurre alla normazione, tanto tremenda quanto paradossale, di una serie illimitata di “diritti” umani nichilisti: dal suicidio assistito alle varie espressioni dell’ideologia gender; sino – più in generale – alla concezione dell’uomo come creato dall’uomo e che egli dunque può acquistare quando ne ha voglia, sempre che disponga delle risorse finanziare per farlo (il “diritto” ai figli acquisiti con embrioni congelati “in vendita” e uteri “in affitto”). Senonché, il “diritto” alla vita non donata e protetta da Dio ma creata da noi implica, in una logica spietata e perversa, il “diritto” di eliminare quello che noi stessi abbiamo prodotto; per poi, magari, riciclare quel “prodotto” nel modo che ci sembra più conveniente: sintomatico il caso di Planned Parenthood, il più noto ente americano per la difesa del “diritto” all’aborto, che chiedeva ingenti somme di denaro per cedere parti di feti abortiti; ma anche il caso di alcune aziende sanitarie britanniche che, sollecitate dalla stampa, hanno ammesso come, nel corso degli ultimi anni, oltre quindicimila feti siano stati bruciati insieme ad altri rifiuti negli impianti per il riscaldamento degli ospedali. Come reagire di fronte a questi scenari terribili e alla paura che suscitano? “Non certo ritraendo la propria testa nel guscio, come fanno le lumache non appena le si tocca con l’indice” ha sottolineato mons. Gänswein nell’omelia per la Santa Messa conclusiva, concelebrata, tra gli altri, dall’arcivescovo di Berlino Heiner Koch e dal vescovo emerito di Graz-Seckau, Egon Kapellari. “Perché – ha proseguito – nel Vangelo di oggi la descrizione degli avvenimenti ultimi va mano nella mano con la confortante certezza, per noi, che il nostro Signore viene nella potenza e gloria”. Questa è la speranza che, in questo tempo di vero e proprio cambio d’epoca, dà la forza, soprattutto anche a noi cristiani laici, di assumerci oggi la responsabilità, il compito di concretizzare “l’ecologia dell’uomo”; perché, come ci dice Benedetto XVI, anche l’uomo possiede una “natura” che gli è stata data, e il violentarla o il negarla conduce all’autodistruzione.