“Benedetto XVI – Un Papa totale”

5.II.16

(6/2/2016) Gestern Nachmittag fand im Papst Benedikt XVI. – Saal des Päpstlichen Teutonischen Kollegs im Vatikan die Vorstellung des Buches vom Vatikanexperten Marco Mancini “Benedetto XVI – Un Papa totale” (Editrice Tau) statt. An der Vorstellung des Buches, nahmen unter anderen die Kardinäle Tarcisio Bertone und Raffaele Farina, Christian Schaller und nicht zuletzt der Präsident der Vatikanstiftung Joseph Raztinger – Benedikt XVI. Mons. Giuseppe Antonio Scotti teil. Die Buchvorstellung wurde umrahmt von einer Diskussionsrunde, die von Angela Ambrogetti, Chefredakteurin von Acistampa moderiert wurde. Im Mittelpunkt der Vorstellung stand der Vortrag von Erzbischof Georg Gänswein, Präfekt des Päpstlichen Hauses, den wir jetzt unseren Lesern anbieten.

 

von GEORG GÄNSWEIN

L’opera di Marco Mancini, Benedetto XVI. Un Papa totale (Tau Editrice, Todi 2015), arricchita da una prefazione molto personale e toccante del Cardinale Tarcisio Bertone, percorre a grandi linee i momenti e i punti salienti del Pontificato di Papa Benedetto XVI. Lo scritto, diviso in 14 capitoli, offre uno sguardo retrospettivo che fa emergere la figura di un Pastore di grande levatura, che rimane tale anche dopo aver lasciato le redini del governo della Chiesa.

Dopo aver letto e riletto il libro vorrei condividere con voi e sottolineare sei fili conduttori, che mi pare caratterizzino la personalità di Papa Benedetto e aiutano a comprendere meglio il suo operato.

Primo filo conduttore: L’evangelico servizio petrino

Il pontificato di Benedetto XVI è stato in primo luogo contrassegnato dalla sua vigorosa e ferma richiesta di adoperarsi affinché al centro della vita della Chiesa tornasse ad esserci una realtà della quale solo la Chiesa conserva l’identità: la parola di Dio!

Essa di certo non risiede semplicemente in un passato lontano, in un mero ricordo storico; piuttosto la Parola parla al e nel nostro presente e ci sollecita nel vissuto personale e quotidiano.

Benedetto XVI si è dedicato alla parola di Dio con la coscienza che, come ha detto poco dopo la sua elezione, egli non si proponeva alcun programma di governo, per lo meno non così come lo si intende comunemente; piuttosto egli ha dichiarato inequivocabilmente: “Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia” (Benedetto XVI, Omelia della Santa Messa per l’inizio del ministero petrino del Vescovo di Roma, 24 aprile 2005).

Poiché Benedetto ha visto come compito primario del suo ministero quello di vincolare l’intera Chiesa alla parola di Dio e di garantirne l’obbedienza ad essa, egli era anche cosciente del fatto che il suo primo dovere consisteva nel vivere lui stesso nell’obbedienza esemplare. E poiché ha amato così tanto la Sacra Scrittura e ha guidato gli uomini con l’annuncio e la predicazione alla conoscenza del Vangelo, il suo servizio petrino avrebbe dovuto essere caratterizzato come un pontificato in tutto e per tutto evangelico. Per questo motivo, nell’ ultima udienza generale, con la quale si è congedato come vescovo di Roma, Benedetto ha potuto confessare con franchezza, di essere stato accompagnato sempre nel suo ministero di successore di Pietro dalla solida coscienza “che la Chiesa crea la sua vita a partire dalla parola di Dio” (Benedetto XVI, Discorso all’Udienza generale del 27 febbraio 2013).

Papa Benedetto ha inteso e concepito il suo pontificato secondo il significato che ad esso attribuiva Sant’Ignazio di Antiochia, il quale nella sua Lettera ai Romani (circa nell’anno 110), ha indicato e vissuto la Chiesa di Roma come colei che ha la “presidenza nell’amore”, e questo nella convinzione che la presidenza nella fede e nella sua dottrina deve essere anche e soprattutto presidenza nell’amore. Perché una fede senza amore non sarebbe fede nel Dio biblico; la dottrina della Chiesa raggiunge i cuori degli uomini solo se conduce all’amore.

Riluce qui il motivo più profondo, per cui nel pensiero e nell’operare di Benedetto XVI verità e amore non sono termini in contraddizione; piuttosto si esigono e alimentano vicendevolmente, poiché la verità senza l’amore può diventare brutale e l’amore senza verità può diventare banale. Papa Benedetto ha, per questo, riassunto nella loro unità inscindibile la verità della fede nell’amore di Dio per l’uomo e nell’amore dell’uomo verso Dio e verso i suoi fratelli, ponendo tutto il suo pontificato al servizio dell’annuncio di questa fede. Poiché egli ha guidato la Chiesa principalmente attraverso la sua dottrina, del suo pontificato in futuro, come eredità, resterà senz’altro il suo magistero, che ha esercitato non solo con le sue tre encicliche – Deus caritas est, Spe salvi, Caritas in veritate –, ma anche nel corso delle udienze generali con le sue profonde catechesi sugli apostoli e soprattutto su San Paolo, sui Padri della Chiesa e sui grandi teologi e le grandi teologhe nella storia della Chiesa, sul sacerdozio, sulla preghiera e sulla fede.


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